Generale

La Storia della ‘Ndrezzata

La Storia della ‘Ndrezzata dell’Isola d’Ischia

La ‘Ndrezzata appare una sorta di poemetto epico popolare, un canto di guerra e di vittoria, un’elegia di tipo guerresco, rappresentata dallo sferrare dei colpi con spade e “mazzarielli”, oltre che amoroso. Nell’elegia greca, il poeta o un dicitore pronunziava il componimento, mentre un flautista soleva accompagnarne e sottolinearne il recitato. Dicitore, flauto e anche coro sono presenti nella ‘Ndrezzata. Difatti, il testo è l’unico punto certo Difatti, il testo è l’unico elemento certo dal quale partire per cercare di risolvere la questione sul significato e l’epoca di formazione. Del poema epico ha, infatti, il tipo di apertura, il cosiddetto proemio: “Io vengo da Monte Cupo / per darvi un gran saluto / Vengo da Tarantiello / cu ‘na lanza e nu spurtiello. / Noi siamo tre fratelli,../. Monte Cupo si riferisce all’antica Moropano. Vengo da Tarantiello indica l’origine storica del dicitore o poeta della saga moropanese, certamente inserita nel contesto della colonizzazione ellenica che fondò la Magna Grecia e Pitecusa. Ed a proposito di Buonopane l’insigne studioso ed archeologo Don Pietro Monti scrive: “Dal lato storico Buonopane rappresenta la frazione più importante del comune di Barano. Il ritrovamento di alcuni frammenti di ceramica protocorinzia ci lascia prevedere una penetrazione greca molto più antica. Forse all’origine della sua fondazione, più che la necessità di coltivare il terreno, vi fu un fattore prettamente economico: l’argilla, la materia plastica per l’industria dei vasi. Il colle Jetto è ricco di giacimenti argilliferi e l’argilla fu la materia base dell’economia industriale e commerciale dei Pithecusani”. Ed il canto corale che accompagna la danza guerresca (Trallera,trallera.. ‘u treia, ‘u treia… Pititum, tindum, tindera.. ecc.) appare, nella mescolanza onomatopeica, di chiara derivazione greca, di memoria ellenica (vedi anche Calimera, località vicino Fontana, ed espressioni dialettali antiche simili, analoghe). Che il proemio del poemetto intenda segnalare la memoria storica del popolo moropanese viene confermato dal “caporale” (o dicitore) della ‘Ndrezzata, il compianto Fiore Di Iorio (padre del precedente caporale Tommaso), quando aveva risposto al sottosegretario Manzini che per primo lo aveva interrogato, dopo l’esecuzione effettuata in un pomeriggio del settembre 1954 in onore degli scrittori cattolici ospiti dell’isola d’Ischia: “Eccellè, è ‘na danza greca” . Inoltre, come nei poemi epici classici o nelle elegie greche, ecco l’immancabile elemento amoroso e, nel contempo, il profilo chiaramente guerresco, bellico, figurato dal poderoso sincronico sferrare di colpi, cui partecipano anche le donne, anch’esse insidiate dalle temibili incursioni di genti ostili e molto motivate. Piuttosto generica appare l’affermazione di G. Jasolino, medico calabrese del Cinquecento che “esplorò l’isola d’Ischia per 32 anni”, il quale nel suo volume sui “Rimedi naturali d’Ischia” a proposito di Barano e le “sue donne bellissime” così scrive.: «In questo Casale che dopo Forio è il maggiore degli altri, le persone grandemente del ballare si dilettano: il che ancora è comune a gli altri luoghi». E sull’etimologia di Monopane così si pronuncia: «….e dall’altra parte è un’altra villa, detta Monopane, forse così detta perché in quella si ricoglie bonissimo tritico, come à dire unico pane». È opportuno ricordare che in tutti i poemi epici gli estensori o ideatori narrano le imprese straordinarie compiute dagli uomini(e dalle donne), che ciascun popolo attribuisce al suo passato. In essi la realtà viene anche, ovviamente, trasfigurata dal ricordo e dalla fantasia dei poeti, arricchita dalla memoria storica delle proprie origini. La poesia epica antica era stata tramandata a voce di generazione in generazione, cantata o recitata con l’accompagnamento di strumenti musicali e solo più tardi scritta in forma poetica. Ed i popoli che conservano l’integrità delle proprie tradizioni sono quelli montani. Infine, non crediamo al significato della ‘Ndrezzata quale “espressione danzante della lotta dei sessi”, in una presunta derivazione teutonica, che appare del tutto inventata ed arbitraria. Significati ed espressioni, che sono del tutto lontani dal carattere umano ed etico del moropanese e, del resto, dal significato guerresco e sentimentale della danza .E poi la ‘Ndrezzata è, per tradizione, riservata ad un esclusivo gruppo di famiglie, come i Di Costanzo, Di Iorio, Di Meglio, Florio, Migliaccio, Napoleone. Nel contempo, respingiamo espressioni scurrili e volgari che, si dice, poi eliminate o corrette, in quanto lontane dal contesto in cui la ‘Ndrezzata appare fortemente radicata.

Commenti

Commenti